BELLINZONA – “Il Governo, prima dorme sonni tranquilli, poi di colpo si sveglia e nel panico taglia le gambe a tutti. Senza il mandato popolare di controllare la spesa pubblica ci troveremmo entro pochi anni con un debito stratosferico mai visto prima, e a pagare le spese saranno le future generazioni. Il Consiglio di Stato, dopo due anni di inattività, invece di lavorare per frenare la spesa, ora non trova altro da fare che attuare tagli lineari sulle uscite e aumentare delle tasse, colpendo così il ceto medio. Non si può non pensare che questa sia una mossa strategica per aggirare la volontà popolare. L’UDC Ticino richiama il Governo ai suoi doveri”. Inizia così la presa di posizione dell’UDC in merito alle manovre di rientro dal debito pubblico annunciate ieri.
“Il Preventivo 2024 e l’aggiornamento del Piano finanziario 2024-2027 dimostrano che l’UDC aveva ragione: i conti sono fuori controllo e lo saranno ancor più senza misure di correzione anche nei prossimi anni. Ricordiamo che senza il pacchetto di risparmio del Governo il deficit reale per il 2024 sarebbe di quasi 230 milioni, e per gli anni successivi ancora peggio, fino a superare i 300 milioni nel 2027! Un disastro finanziario di una portata mai vista prima. Nel 2021 abbiamo proposto il Decreto per il pareggio dei conti entro il 2025. Siamo ormai certi che senza questa proposta e senza l’avvallo popolare che l’ha rafforzata, nulla si sarebbe mosso per calmierare la spesa che continua a esplodere, così da contenere anche il deficit e il debito che ricadrà sulle spalle delle prossime generazioni. La scorciatoia dell’aumento delle imposte per correggere i buchi è stata bloccata e i nodi vengono al pettine: lo Stato spende troppo e non è in grado di fissare delle priorità”.
E ancora: “Il pacchetto di correzione presentato delude, sia per il metodo che per i contenuti”.
Per il metodo:
“Il Decreto è stato votato dal Gran Consiglio in ottobre del 2021, poi il voto popolare del maggio 2022 l’ha confermato; nulla impediva al Governo di iniziare già sul Preventivo 2022 una manovra di leggera correzione e che nel corso del 2022 mettesse a punto un piano di contenimento da spalmare sugli anni dal 2023 al 2025. La situazione di gravità finanziaria e della sua tendenza al peggioramento period ben nota e da noi denunciata già prima del 2021; quindi il Governo avrebbe dovuto agire indipendentemente dal decreto. Nulla è stato fatto, inoltre si sono sprecati 2 preziosi anni di tempo (2022 e 2023) per iniziare il cantiere di correzione. Nel 2021 indicavamo con circa 150 milioni complessivi con incidenza totale sul 2025 la necessità di correzione, quindi vi period la possibilità di spalmare le misure sull’arco di 4 anni (dal 2022 al 2025) in modo da attenuare gli effetti negativi e aumentare la probabilità di accettazione dell’opinione pubblica. Inerzia totale, nonostante più volte l’UDC abbia incontrato e stimolato chi aveva la responsabilità di allestire un piano di rientro ragionevole e ponderato”.
Ieri il Governo ha presentato un pacchetto di correzione “di 133.9 mio da attuare tutto per intero sul 2024! Sappiamo poi che dovrà ancora agire sul 2025 per rispettare quanto prescritto dalla Costituzione. Abbiamo più volte avvertito che più si tergiversava nell’affrontare la manovra e più si sarebbe persa l’occasione di procedere con dei freni di spesa (misure preventive), più aumentava invece la necessità dei tagli (misure drastiche). Il Messaggio del Governo con le sue proposte
conferma, purtroppo, la nostra previsione. Per questa ragione riteniamo che il Governo abbia sbagliato il metodo ma anche i tempi, nel senso che non period necessario aspettare l’autunno dei Preventivi per proporre delle misure, ogni momento dell’anno è buono per discutere e proporre interventi sulla spesa e sulle correzioni. Legare al Preventivo 2024 un pacchetto indigesto di 133.9 milioni – ritiene l’UDC – significa rischiare di non ottenere il consenso né dell’uno né dell’altro. Cosa che sarebbe a quel punto disastrosa per ovvi motivi”.
Per il contenuto
“Pretendere il risanamento tramite freni di spesa in un solo anno è illusorio. Dunque non resta che correre ai ripari con dei tagli nella maggior parte lineari che portano immediatamente al risultato invece che dei contenimenti selettivi e scalari su due o tre anni. Le voci su cui intervenire sono le solite: personale, funzionamento (beni e servizi) e sussidi (spese di trasferimento). Per il personale siamo critici sul fatto che si punti direttamente o indirettamente a ridurre i salari dei dipendenti quando period, ed è ancora possibile trovare i risparmi in altro modo. Dallo Stato in media negli ultimi anni partono circa 270 persone all’anno. Sull’arco di 3 anni sono circa 800, al costo medio annuo di 90’000 fr, la loro completa non-sostituzione produrrebbe 72 mio di risparmio. Con una gestione manageriale dello Stato e senza Dipartimentalismo siamo certi che la metà delle partenze potrebbe non essere sostituita allocando diversamente le risorse in base all’efficacia e all’efficienza dei vari servizi; otterremmo un risparmio di oltre 30 mio”.
“Se aggiungiamo il fatto che, pur sapendo di dover risparmiare, dal 2021 a oggi sono aumentati di 156 le unità dei posti autorizzati (!) ecco che il quadro del margine di manovra senza intaccare i salari dei dipendenti appare abbastanza chiaro; ma ci vuole un altro approccio, quello politico, che non si è purtroppo mai visto. Beni e servizi. Prima della Pandemia la spesa si aggirava attorno ai 305 mio, la Pandemia per ovvie ragioni, ha fatto schizzare questo costo sui 330 mio. Ci fu detto che period una situazione comprensibile e temporanea, purtroppo così non è e il valore a P 2023 è di 347 mio già dedotti 10 mio di misure! Significa che spenderemmo 25 o 27 mio in più dei tempi della Pandemia. Ogni commento è superfluo: l’efficienza e l’efficacia dell’organizzazione e dell’impiego delle risorse lascia a desiderare soprattutto se per fare più o meno le stesse cose di prima della Pandemia occorrono 40 mio in più all’anno di spese di funzionamento”.
“Anche qui il fattore tempo, gioca un ruolo determinante. Qualsiasi riorganizzazione necessità di tempo e negoziazioni interne, nulla ostava a che il Governo iniziasse questi lavori già a high-quality 2021: è un compito aziendale suo. Oggi riesce a proporci una riduzione di 10 mio quando potevano essere almeno il triplo se pianificati nel tempo. Sussidi. Superando i 2 miliardi e 200 milioni è di gran lunga la spesa più corposa dello Stato, è impensabile correggere la tendenza di spesa senza entrare in questo campo. E’ anche di gran lunga la spesa più sensibile e più difficile da correggere e frenare. Per questa ragione, chi vuole addentrarsi in questo difficile compito deve prevedere tempi lunghi e resistenze forti. Il pacchetto del Governo propone un risparmio di 57 milioni totali su questa spesa. Riteniamo che sono pochi visto il quantity odierno e la tendenza futura, ma soprattutto mal definiti. Si tratta di tagli che fanno male un po’ ovunque senza un piano preciso che avrebbe di fatto dovuto rivedere le regole del gioco della nostra socialità, ma non solo: anche il ruolo di finanziamento che lo Stato ha nei confronti di moltissime attività fuori dal sociale”.
L’occasione “period e sarebbe quella di ripensare obiettivi, criteri e modi di ridistribuire i soldi pubblici per ottenere un contenimento duraturo. In brevissimo tempo, come proposto dal Governo, non ha avuto alternativa al procedere con riduzioni trasversali, in buon parte lineari, senza un giudizio di merito e demerito dei beneficiari. In conclusione, temiamo fortemente per il rispetto finanziario iscritto nella Costituzione e soprattutto per l’effetto che queste misure avranno nella società civile, in un Ticino già sufficientemente in difficoltà e che non necessità l’apertura di fronti politici intransigenti. L’UDC non si sottrae di certo dalla responsabilità di risanare le finanze dello Stato e per questo ha ancora pendenti una dozzina di atti parlamentari che porteremo in Aula per correggere il lavoro non fatto. Nello stesso momento però, denuncia la superficialità, il ritardo, l’approssimazione con le quali il Governo ha condotto il lavoro conferitogli dal Gran Consiglio prima e dal Popolo poi. In definitiva riteniamo che queste grosse lacune mettano in serio pericolo l’attuabilità di molte misure proposte, di conseguenza chiediamo al Governo di partire immediatamente con una ricerca di altre misure (Piano B) senza attendere il risultato di questo preventivo o peggio ancora lasciando passare inutilmente tutto il 2024”.